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Dizionario - S.


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Sakkètt (s/p)
- tasca.
E. < dim. it. sacca tasca.

Sakkurël (s/p)
- ago grande per cucire i sacchi.
E. incrocio dell'it. sacco + ago.

Sakkùtt (u/i)
- sacchetto di tela con fettuccia di corda che viene fissato alla testa di un animale da soma per consentirgli di mangiare in assenza di mangiatoia.
E. < it. sacco.

Salìb'č (u/i)
- gambero di scoglio.
E. < prob. con riferimento a sale, nel senso di poco amante del sale, dimorando tale gamberetto preferibilmente in corrispondenza di confluenza di acqua dolce in mare (torrenti, fiumi, ecc.).

Salz
- salsa. Voce inserita soprattutto per richiamare il concetto di provvista per l’inverno di salsa di pomodoro fatta in casa; abitudine che si sta ormai perdendo, preferendosi i prodotti della grande industria.

Salzanìdd (s/p)
- salsiera, contenitore di piccole dimensioni in cui sono poste diversi tipi di salsa. Lett. "salsaniello".
E. dim. it. salsiera.

Salzìcchy (s/p)
- salsiccia/salciccia.
E. s/c > z, ccia > cchy.

Sambòn
- Sansone (usato nelle impecazioni).
P. es: mannàgghy a Sambòn! Mannaggia a "Sambòn"!
E. < adatt. lat. Sampson-onis Sansone (il personaggio biblico).

Samm'klër (u/i)
- partecipante al pellegrinaggio al santuario di San Michele a Monte Sant'Angelo nella ricorrenza del 29 settembre.
E. lett. "Sammichelaio" adattato in "Sammichelaro".

Sammùk (u/i) (a. mazzakën, v'rdìk, Zammùk, zagghyòk)
- piolo di legno appuntito;
- fig. grosso bastone.
E. < gr. sambyke antico strumento di guerra a mo' di bastone appuntito.

Sanğattëy! (pr. sangiattëy! a. Maramé, Uùzzu)
- improbabile nome di santo per non scomodare quelli veri (esclamazione di stizza).
P. es: mannàgghy a Sanğattëy! Mannaggia a "Sanğattëy"!

Sanìzz
- non arato, non vangato;
- intatto, integro.
P. es: ëy sanìzz: è non zappato (rif. a terreno non lavorato).
E. < it. sano nel significato di intatto, integro + suff. -ccio (cci > zz).

Sanpaulër
- protetto da S. Paolo di Malta. Così è ritenuto il settimo di nati maschi, per essere immune dal veleno dei serpenti.

Saprìt
- saporito, gustoso, appetitoso.

Saračìn (u/i)
- saraceno (così è detto chi non vive religiosamente).
E. < gr. medv. sarakènos. ar. scharkiin. La supposta irreligiosità è collegabile all'assenza di "pietas" dei turchi saraceni, che si mostrarono cruentissimi nelle loro incursioni medievali.

Sarč
- pieno carico di legna su animale da soma.
E. < lat. sarcina. ar. sarğu sella. Anche l'etimo arabo dà l'idea del carico di una soma, quanto cioè può caricarsi al massimo su una sella.

Sarëk
- pesce della famiglia delle sardine (pesce azzurro).
E. < adatt. it. saraga.

Sartàš'n (s/p)
- padella per friggere.
E. < lat. sartago-inis. > sp. sarten padella.

Sartaš'nèdd: padella piccola.

Sartùš'n (s/p)
- tartaruga, testuggine.
E. pare corruzione dispregiativa di Sartàš'n per la forma del carapace corazzato che è simile ad una padella capovolta.

Satìn
- seta.
E. < fr. satin. ar. zaitun, dal nome della città cinese Zenthung da cui si importava la seta.

Sayat'k
- malattia proveniente dall'Asia;
- scalogna, iattura;
E. metatesi di asiatica (dell'Asia). Una volta era sin. di colera.

Sbafá
- mangiare a crepapelle. E. < it. abbuffare (meglio abboffare, ma vivo nei dialetti abbafare) mangiare a crepapelle + s rafforzativa.;
- evaporare. E. da avvicinare alla radice gr. baphe baffo + s intensiva, con allusione al baffo che si crea nella evaporazione del liquido.
P. es: chyùt bun la buttìgghy s' no sbëf: tura bene la bottiglia altrimenti evapora.

Sbafët: mangiato a crepapelle; evaporato.
Sbëf: evapora.

Sbafànd (s/p)
- spaccone; spavaldo.
E. < sbafá nel significato di evaporare, con allusione alla "fumosità" delle parole ed atti dello spaccone.

Sbakk'ttët (s/p)
- fiacco, privo di forze.
P. es: m' sènt sbakk'ttët: mi sento privo di forze.
E. < lat. baculum (la verga con cui si percuotevano i soldati indisciplinati) + s con valore intensivo.

Sbalànz (u/i)
- slancio, rincorsa.
E. < gr. ballizein lanciare + s intensiva.

Sbalanzá
- spalancare.
E. s privativa + palancare nel significato di togliere il palanco (palo di chiusura) all'interno di porte e finestre. Palànk.

Sbalanzët: spalancato.

Sbaliá
- sballare, dare i numeri.
E. prob. < it. balia con s privativa, senza "balia", senza guida per essere divenuto schiavo delle sue emozioni e dei suoi vizi.

Sbaliët: sballato (si dice di giovane che "ha perso la testa" per le donne o le cattive compagnie).

Sbal'šá (pr. sbal'sciá)
- spargere, sparpagliare.
P. es: uagnò no sbal'šá la rën: ragazzo non spargere la sabbia.
E. < it. paleggiare spargere con la pala + s raff.

Sbal'šët: sparso, sparpagliato.

Sbarattá
- disfarsi, sbarazzarsi.
P. es: sbarattá la rrobb: disfarsi della merce svendendola.
E. < it. baratto + s intensiva. sp. desbaratar sperperare.

Sbarattët: essersi disfatto/sbarazzato di qualcosa.

Sbarròn
- sarago sparaglione.
E. < accr. dell'it. sparo varietà di pesce. lat. sparus. gr. spàros. slavo šparo.

Sbarrùn: al plurale.

(i) S'bbùl'k
- visita alle chiese la sera del venerdì santo.
P. es: fá i s'bbùl'k: visitare le chiese la sera del venerdì santo.
E. < lat. sepulcra sepolcri.

Sbrav'šá (pr. sbrav'sciá)
- rimproverare.
E. < it. braveggiare + s privativa. lett. "sbraveggiare" (ğ < š), dire a uno il contrario di bravo.

Sbrav'šët (pr. sbrav'scët): rimproverato.

Sb'rdùk (u/i)
- stecco.
P. es: essùt da for p' nu sb'rdùk mmën: è uscito fuori con un grosso stecco in mano.
E. < it. verduco stecco quadrangolare + s raff.

Sbrìš (a. d'sdòy, d'sguìnč)
- di traverso, obbliquamente.
E. adatt. dell'it. sbriscio.

Sbruv'gná
- rimproverare;
- svergognare.
E. corruzione dell'it. svergognare < lat. verecundiare. Verecundia timidezza, modestia.

Sbruv'gnët: rimproverato; svergognato.

Sbukkaččët (s/p)
- sboccato nel parlare.
E. < it. boccaccia + s intensiva.

Sbuzzët
- liscio. Lett. "senza vùzz'l", cioé senza protuberanza.
E. Vùzz'l.

Scarparìdd
- (fare la) scarpetta: intingere del pane nella pietanza restante 'pulendo' letteralmente il piatto.

Sdang (s/p)
- stanga (del carro);
- barra.
E. adatt. it. stanga. germ. stanga. ted. stange.

Sdët (s/p) (a. aččupp'nët, skuššnët, stràcq', strutt)
- molto stanco, sfinito.
P. es: song sdët: sono molto stanco.
E. < lat. do + s negativa, quindi "non dare", "essere incapace di dare".

Sding (u/i)
- dispetto.
P. es: no m' fa stu sding: non farmi questo dispetto.
E. < it. sdegno con metatesi gn > ng (lat. dignus + s privativa) nel significato di dispetto.

Sd'ngùs: dispettoso.

Sdram'zzá (a. sguttá)
- svuotare parzialmente un contenitore.
E. corr. it. dimezzare, nel senso di ridurre alla metà/notevolmente un contenitore.

Sdram'zzët: contenitore svuotato parzialmente.

Sdravugghyá
- svolgere, dipanare.
E. < sp. desarollar volgere in parte contraria. Arravugghyá.

Sdravugghyët: svolto, dipanato.

Sd'rlàzz
- spazzola per pulire cavalli e asini.
E. vedi sdr'llazzá.

Sdr'llazzá
- scrollarsi di dosso;
- levarsi di torno qualcuno.
P. es: no mu pozz sdr'llazzá: non riesco a togliermelo di torno.
E. < it. sterrare + lanciare togliersi la terra (incrostata su scarpe, vestiti, ecc.) e lanciarla via. Allazzá.

Sdr'ná
- sfiancare.
P. es: song sdr'nët: mi sento sfiancato (dopo aver svolto un lavoro pesante).
E. < it. direnare togliere le reni + s raff.

Sdr'nët: sfiancato.

Sd'rrùtt
- rutto.
E. < it. rutto + prefisso dis- con valore intensivo (metatesi dis in sd).

Sdrumatùr (u/i)
- strumento per la pesca: in altura serve a fare un rumore particolare contro il pelo dell'acqua che spaventa i pesci; in acque basse si usa contro l'acqua ma anche contro il fondale. La tecnica, ormai in disuso, si chiama "u sdrömë" e richiede un marinaio dedicato.

Sdrupá
- cadere giù per una discesa molto ripida.
P. es: m' song sdrupët: sono caduto rovinosamente.
E. < it. dirupare cadere giù da una rupe, con s raff.

Sdrupët: caduto rovinosamente.

Sduëk
- svuota.
P. es: sduëk u sak: svuota il sacco.
E. < lat. vacuare + prefisso intensivo dis- (con metatesi).

Sduaká: vuotare.
Sduakët: vuotato.

Sd'v'zzá
- disabituare, disavvezzare, perdere il vezzo o il vizio.
P. es: uagnò t' si skazzët u dit pu matìdd e šuk ankor pu martìdd. Non t' si sd'v'zzët? Ragazzo ti sei schiacciato il dito col martello e ci giochi ancora. Non hai perso il vizio?
E. < it. disavezzare far perdere l'abitudine.

Sd'v'zzët: disabituato, perso il vezzo o il vizio.

Sečč (s/p)
- seppia.
E. < fr. sèche, seiche. lat. sepia.

Sèč't (s/p)
- siccità.
E. < lat. siccitas per prima i > e, e caduta della seconda i atona.

Seğğ (s/p)
- sedia.
E. < it. dis. seggia. fr. siège.

Sëp
- disgustoso, di brutto sapore.
P. es: sta m'nèstr sëp: questa minestra ha un brutto sapore.
E. < gr. sépein essere in via di corruzione, sèpo imputridisco.

Sert (s/p)
- treccia d'agli, cipolle, pomodorini, ecc.
E. < lat. sertum da serene intrecciare.

Sfaččìm (s/p)
- sfacciato (lett. "senza faccia" quindi impudente), sfrontato;
- soldi (con riferimento alle facce, teste, riprodotte sulle monete).
P. es: i tìn i sfaččìm? Ce li hai i soldi? vit a stu sfaččìm ke a cumb'nët: guarda questo sfacciato cosa ha combinato.
E. < it. faccia con s privativa + suffisso spregiativo -ume di cui ha conservato la m.

Sfasulët (s/p)
- incapace di far fronte alla vita pratica;
- povero in canna;
- fuori fase, stordito, disorientato.
E. < it. sfasato cioé fuori fase, stordito, disorientato. Ovvero < gr. phasis, fama, reputazione con s negativa.

Sfašìdd (u/i) (pr. sfascìdd)
- favilla, scintilla.
E. corruzione dell'it. facella (dim. di face) fiammella + s raff (ll < dd).

Sfaššammàstr (u/i) (pr. sfasciammàstr)
- artigiano raffazzonatore.
E. lett. "sfasciamastro", "maestro che sfascia", artigiano che lavora senza perizia e piuttosto che aggiustare sfascia.

Sfaššarìzz (pr. sfasciarìzz) (u/i)
- sarago pizzuto (pesce).

Sferr (s/p)
- lama di coltello;
- lancetta d'orologio.
E. < it. dis. sferra pezzo di ferro vecchio e appuntito.

Sfìz'y (u/i)
- voglia, capriccio.
E. < lat. vitium + s raff., quindi quasi un vizio.

Sf'kká
- sconficcare;
- riuscire a far pagare chi non paga.
E. < it. dis. sficcare cavare denaro.

Sf'kkët: sconficcato; riuscito a far pagare chi non paga.

Sfrabb'ká
- demolire.
E. < it. raro sfabbricare, disfare il fabbricato. Contrario del lat. fabricare costruire + s privativa.

Sfrabb'kët: demolito.

Sfrakkòlm (s/p)
- perditempo; chi non ha voglia di fare niente.
P. es: ëy nu sfrakkòlm: è un perditempo.
E. parola composta da fracco fiacco + homulus omicciattolo + s raff.

Sfranğ
- incomprensibile.
P. es: tën nu nom sfranğ: ha un nome incomprensibile.
E. < Francia (e quindi francese nel senso di straniero) + s raff. It. dis. strangio straniero.

Sfrattìš
- fruscio emesso a seguito di calpestio di frasche secche.
E. < it. fratta < gr. phrattein chiudere con siepi + s raff.

Sfrìdd
- calar di peso; sfrìdd sfrido, calo del peso delle merci in deposito.
E. < lat. parlato frividum connesso con frivolus ridotto.

Sfr'ddá: calar di peso.
Sfr'ddá: calato di peso.

Sfrìnğ'l
- ciccioli o siccioli (residui di lardo una volta estratta la sugna).
E. incontro di friggere + gingioli coserelle, con s durativa.

Sf'rrá
- togliere i ferri dagli zoccoli degli animali;
- non far presa con gli zoccoli ferrati su strade lastricate o asfaltate.
E. adatt. della voce it. sferrare.

Sfrušòn
- sprecone.
E. < fig. vedi sfrušš.

Sfrušùn: al plurale.

Sfrušš (s/p) (a. šugghymènt)
- scarica di diarrea.
E. s raff. + fruššá ad indicare un "fluxare" con violenza.

Sful'čá (pr. sful'ciá)
- sturare.
E. < lat. fulcio-ire calcare, riempire con forza, quindi otturare + s privativa ad indicare azione contraria ad otturare. Ful'tùr.

Sful'čët: sturato.

Sfurf'ká
- grattare;
- strappare.

Sfurf'kët: grattato; strappato.

Sfušì
- sfuggire dalle mani.
E. < adatt. voce it.

Sfušùt: sfuggito dalle mani.

S'ğğìll (a. skumpagná, kalùniy)
- litigata, litigio (litigare);
- confusione.
P. es: sonn assùt a s'ğğìll: hanno finito con il litigare.

Sgangët (s/p) (pr. sganghët)
- sdentato.
E. discussa: forse dal gr. caggalos cardine. I molari in effetti rappresentano i denti cardini sui quali fanno perno tutti gli altri. Da qui sgangët privo di denti (s privativa). Gangël.

S'gàrr (u/i)
- sigaro.
E. adatt. corr. voce it.

Sgarrá
- sbagliare;
- lacerare, stracciare, squarciare.
E. < fr. antico esguarer errare. sp. desgarrar (garra artiglio) lacerare, stracciare, squarciare < lat. medievale esgarrare.

Sgarrët: sbagliato; lacerato, stracciato, squarciato.

Sgarràzz (u/i)
- fenditura, crepaccio.
E. adatt. del gr. kharathra fenditura, caverna con s raff.

Sgarriàzz (u/i)
- caverna o recinto dove i pastori tengono il gregge.
E. parola composta da sgarràzz + yazz ovile. Sono molti gli antri naturali del Gargano per il ricovero delle greggi.

Sgarrupá
- precipitare da un luogo scosceso.
E. < sgarrare + rupe nel senso di sbagliare a porre il piede percorrendo un dirupo e precipitare. Sdrupá.

Sgarrupët: precipitato da un luogo scosceso.

Sgrač'ná
- sgranellare, togliere i chicchi/grani, spannocchiare.
E. verbo costruito su acino + s intensiva, con aggiunta di g fonetica.

Sgrač'nët: sgranellato, tolti i chicchi/grani, spannocchiato.

Sgrastá
- screpolarsi di un vaso di creta, ceramica, ecc.
E. verbo composto da grast + s con valore peggiorativo. Grast.

Sgrastët: screpolatura di un vaso di creta, ceramica, ecc.

Sgrigná (a. sgr'gná)
- piagnucolare.
E. < germ. grinian > ted. greinen frignare + s raff. It. digrignare.

Sgrignët (a. sgr'gnët): piagnucolato.

Sguìzz'r (s/p)
- svizzero.
E. < sp. esguizaro svizzero.

Sguttá (a. sdram'zzá)
- aggottare, togliere l'acqua con un recipiente.
E. < sp. escotar cavar l'acqua < lat. gutta goccia con s privativa. it. sgottare nel gergo marinaresco togliere l'acqua da un'imbarcazione con la sessola.

Sguttët: aggottato.

Siğğ
- riscuotere.
E. < it. esigere < lat. exigere: agere (far uscire) + ex- (fuori).

Sik (s/p)
- magro.
E. < sp. seco magro.

Sīn
- Sì molto deciso, rafforzato.
E. < it. dis. sine: è un sì con componente rafforzativo (-ne finale) per indicare un'affermazione più categorica del semplice sì; quasi come jawohl tedesco.

Sīr
- siero.
E. < lat. serum.

Skàgghy
- chicco di grano incapsulato nel proprio baccello.
E. < it. scaglia (per gl > gghy) < germ. skalja baccello.

Skakàghy (a. kakagghyá, šal'pës, pr. scial'pës)
- balbuziente.
E. Kakagghyá.

Skakagghyá: balbettare.

Skakká
- balzare, effettuare un piccolo balzo.
E. < serbo-croato skakati saltare, skok salto da skočiti saltare.

Skaldatìdd (u/i)
- tarallo.
E. < it. scaldare. lett. "scaldatello", per la sua qualità di "riscaldare un po' chi lo mangia o perché cotto per poco tempo e quindi "scaldato" un poco. U skaldatìdd si sposa bene con un bicchiere di vino (che riscalda).

Skal'fá
- riscaldare.
E. < lat. excalefacere > sp. escalifar. it. dis. scalfare scaldare.

Skal'fët: riscaldato.

Skalpšá (pr. skalpsciá)
- calpestare.
E. corruzione it. scalpicciare, frequentativo di scalpitare < lat. scalpere pestare e calcare con i piedi per terra.

Skalpšët: calpestato.

Skambá
- cessare di piovere.
P. es: ëy skambët: ha smesso di piovere.
E. prob. < gergo militare: campo + s sottrattiva e quindi lett. "levare il campo". Ci si accampava in previsione del maltempo, di pioggia; si levava il campo, si "scampava" quando cessava di piovere.

skambët: cessato di piovere.

Skamblušá (pr.skamblusciá )
- vivere stentatamente.
E. verbo costruito sull'it.scampolo avanzo di pezzo di stoffa e quindi metaforicamente "vivere dì scampoli", stentatamente.

Skandunët (a. stramën)
- luogo fuori mano (abbandonato, deserto).
P. es: ëy na vann skandunët: è un luogo fuori mano, abbandonato, deserto.
E. s priativa + cantone zona, regione: quindi non in zona, fuori zona. fr. canton zona, regione.

Skanğ'ddët
- ben lievitato (pane fatto in casa). P. es: pën skanğ'ddët: pane ben lievitato.
E. < it. cancello (ll > dd) + s raff. In effetti nel lievitare dell'impasto si formano delle crepe sulla sua superficie simili a grate o a "cancelli".

Skanìš
- pennichella pomeridiana..

Skannàgghy
- pezzetto di legno (perlopiù fiammifero) usato per misurare la distanza nel gioco a lik.
E. adatt.dell'it. scandaglio da scandagliare calcolare esattamente (nd > nn, gli > ghy).

Skann'gghyá
- intrigarsi, voler scoprire i segreti degli altri.
E. < caniglia crusca + s privativa: quindi fig. togliere con cautela, abilità la caniglia per scoprire la farina ossia la verità sugli altri.

Skann'l (s/p)
- scanno, tegola di legno usata per coprire i rifugi dei mandriani e gli ovili nei boschi.
E. < it. dis. scandola (nd> nn) < lat. scandula tipo di tegola. sp. escaño pezzo di legno posto sopra la sala della carrozza.

Skann'zzá
- disgregarsi/spaccarsi di manufatti di legno: sedie, manici di zappe, accette, ecc.
E. < it. dis. scanicare disgregarsi < lat. parlato excanicare composto da ex e canicae "crusca del grano". Il legno si disfa come crusca asciutta, cosa per cui gli utensili muniti di aste di legno, si lasciavano sommersi per qualche tempo in acqua. it. dis. scannicciare rompere il canniccio.

Skanzá
- evitare, scampare.
P. es: m' la song skanzët: me la sono scampata bella.
E. < it. scansare.

Skanzët: evitato, scansato.

Skapá
- scartare, selezionare.
E. < it. dis. capare scegliere + s privativa. Kapá.

Skapatòr: scarto.

Skappuččët (s/p)
- sconsiderato;
- (al plurale) giovani andati sposi senza il preventivo consenso dei genitori (magari dopo una fuga).
E. s privativa + it. dis. capoccia testa, lett. "scapocciato" senza testa, senza pensare con la testa.

Skapulá
- staccare dal lavoro.
E. < it. dis. scapolare uscire dal lavoro, andarsene liberi dopo il lavoro, mettersi in libertà < lat. volgare excapulare formato da capulum cappio ed s sottrattiva: quindi lett. "liberarsi dal cappio", da un legame.

Skapulët: chi ha smesso di lavorare.

Skap'zzët (s/p)
- scavezacollo.
E. < s privativa + capezzolo. Quindi chi non è più allattato ovvero in senso fig. chi si è allontanato dalla guida materna.

Skaramòn
- scarafaggio.
E. < it. dis. scarabone per (b > m). gr. skarabaios. lat. scarabeus. sp. escarabajo.

Skaramùn: al plurale.

Scarčòff'l (u/i) (pr. scarciòff'l)
- carciofo.
E. < it. dis. carciofolo + s raff. ar. karshiuf.

Skarfùgghy
- paglia di granoturco (un tempo usata per imbottire materassi).
E. parola composta dal gr. karphe paglia + it. foglia ed s raff., quindi lett. "scarfoglia" (per o > u, gl > ghy e caduta vocale finale).

Skarpër (u/i)
- calzolaio.
E. < it. dis. scarpaio e poi scarparo (io > r).

Skart'ká
- staccare a viva forza.
P. es: non č pot skart'ká: non riesce a staccarsi.
E. < lat. excorticare togliere la corteccia o la pelle staccando. It. scorticare da radice indoeuropea kert- (togliere). sp. escarzar togliere la scorza.

Skart'kët: staccato a viva forza.

Skasuël
- casualmente, per caso.
E. it. casuale + s raff.

Skatapènd
- spinta.
E. < gr. katà giù, verso il basso + pallein gettare, quindi "gettar giù" (con una spinta) + s raff.

Skatt'šá (pr. skatt'sciá)
- schioccare della frusta.
E. < lat. volg. excaptare scattare. lett. "scatteggiare", per ğ > š.

Skatùzz (s/p)
- persona sgraziata nel fisico e nei modi (per lo più di bassa statura e tarchiata).
E. < trasl. it. catorzo + s raff. prominenza nodosa sulla superficie legnosa. In umbro katozzo nuca.

Skazzá
- schiacciare.
E. < adatt. della corr. voce italiana per cci > zz.

Skazzët: schiacciato.

Skazzam'lòn (a. karùs, m'lòn, p'kùzz, skazzètt, skuppët, tatam'lòn)
- per indicare/additare una persona calva. Avere la testa liscia, come un melone.

Skazzam'lùn:al plurale.

Skazzamurìdd (s/p)
- gnomo, folletto. Lo gnomo appare in sogno di notte (per lo più ai bambini), entrando attraverso la parete nella stanza da letto. Si pone sulla pancia del dormiente, quasi a togliergli il respiro col suo peso, fino a svegliarlo. Chi, prima di svegliarsi, riesce a togliergli la skazzètt la papalina, sotto cui nasconde l'oro, diventa ricco.
E. < skazzètt + dim. di moro (nero nel volto). lett. "schiacciamorello".

Skazzètt (a. karùs, m'lòn, p'kùzz, skazzam'lòn, skuppët, tatam'lòn)
- chierica, tonsura;
- zucchetto, papalina; copricapo schiacciato sulla testa. E. < it. schiacciare (cci > zz) lett. "schiazzetta"; il copricapo in parola è "schiacciato" sulla testa.

Skazzìdd
- gioco infantile: si procede saltellando su un piede solo su uno schema a riquadri tracciato a terra.
E. prob. < it. schiacciare, lett. "schiaccillo" (cci > zz, ll > dd) sassolino schiacciato, indispensabile per il gioco in parola. it. gioco della campana. gr. skazein zoppicare.

Skazz'ká
- far levare le bestie assonnate per menarle al pascolo.
E. < it. scacciare + suff. intensivo -icare.

Skeptšá (pr. skeptsciá)
- scuotere il lenzuolo.
E. < lat. excutere scuotere via.

Skoll (s/p)
- cravatta.
E. < traslato it. scollo apertura del collo di camicia ecc. Scollino fazzoletto che portavano le donne col vestito scollato e che copriva il seno e le spalle.

Skoš (u/i)
- turno, avvicendamento.
P. es: nu skoš p' d'un: una volta ciascuno.
E. < it. scossa (ss > š) nel senso di colpo, che tocca a turno.

Skotlafrùšš (s/p)
- perditempo, fannullone.
P. es: kudd' addá ëy nu skotlafrùšš: quello lì è un perditempo.
E. lett. "scuotitore di foglie" (skut'lá e frušš); il perditempo si aggira a zonzo per la campagna e di tanto in tanto scuote qualche albero facendo cadere le foglie e ciò fa per vincere la sua pigrizia, per ingannare il tempo.

Skrauttá
- scavare una buca con le mani se uomo o con le zampe se animale.
E. < it. grava, gravina crepaccio < germ. graban. ted. grab fosso. Qui la s ha valore raff. 'Ngravá.

Skrīm
- scriminatura dei capelli.
E. < lat. discrimen (connesso con discernere) separazione > it. raro scrimo(lo) linea di divisione.

Skriyá
- annientare, divenire raro (riferito ad animali, piante o erbacce dannose in agricoltura).
P. es: i vulp s' sonn skriyët: le volpi sono state annientate - sono diventate rare.
E. < sp. descriar indebolire. it. creare con s privativa, "screare" il contrario di "creare".

Skriyët: annientato, divenuto raro (riferito ad animali, piante o erbacce dannose).

Sk'rsòn
- serpente.
E. < it. dis. scorzone serpente < lat. volg. curtio-onis.

Sk'rsùn: al plurale.

Skr'šët (s/p) (pr. skr'scët)
- frusta, sferza.
E. < it. crosciare scrosciare. Termine onom. imitativo del rumore prodotto dalla frusta quando colpisce l'aria.

Skr'š'ndët
- lievitato troppo, lievitato male.
E. < it. crescente lievito + s privativa quindi cresciuto male, malandato. Contrario skanğ'ddët.

Skruf'gghyòn
- geco.
E. incrocio di scorfano (gr. skòrpaina) + scorpione (lat. scorpio-onis): infatti il geco sintetizza l'aspetto orrido dei due animali.

Skruf'gghyùn: al plurale.

Skrùm'l (u/i)
- sgombro, specie di pesce.
E. < adatt. it. sgombro.

Skucchyànt (s/p)
- sconclusionato.
P. es: kom si skucchyànt: sei proprio sconclusionato.
E. < it. disaccoppiare, per ppi > cchy, nel senso di sconnettere. Akkucchyá + s privativa.

Skudašìn (s/p) (pr. skudascìn; a. pantàšk, stràcquël, suàtt)
- cinghia di cuoio.
E. < dim. it. scudiscio < lat. scutica staffile. gr. skituikos o skithikòs: cinghia che serve a tenere il basto, facendo presa sul di dietro della bestia.

Skufflá
- crollare.
E. verbo costruito sul sost. kòf'n (o kof'l). ar. quffa. sp. cofa. it. coffa recipiente usato dai muratori per contenervi la calce o i detriti. Il verbo è costruito sul sost. coffa con s privativa nel senso di disfare quel che è stato costruito con l'ausilio della coffa.

Skufflët: crollato.

Skùgghy (u/i)
- scoglio;
- isola di S. Eufemia di fronte a Vieste (ospita il faro).
E. adatt. della corr. voce it. < gr. skopelòs, lat. scopulus.

Skugná
- congedare, finire qualcosa.
E. metatesi di it. congiato forma arcaica di commiato congedo + s raff.

Skugnët:congedato, terminato.

Skumm'gghyá
- scoprire, scoprirsi a letto. Contrario di kumm'gghyá coprire, coprirsi a letto. La s ha valore privativo.
E. il verbo richiama alla mente la loc. cum muliere (sp. con mujer) con la moglie o la donna (la "coperta" degli alberghi) e quindi stare coperto. Skumm'gghyà risulta composta da s privativa + cum muliere senza la copertura di una donna, senza "coperta", scoprirsi.

Skumm'gghyët: scoperto.

Skumpagná (a. s'ğğìll, kalùniy)
- litigare.
P. rs: p' kudd m' song skumpagnët: con quel mio ex compagno ho litigato (quindi non gli parlo e non lo frequento più).
E. adatt. dell'it. accompagnare, farsi compagno (lat. cum panis). La s ha valore privativo ad indicare l'azione contraria, "scompagnarsi", ovvero non essere più compagno.

Skumpagnët: aver litigato.

Skunf'dá
- non aver voglia;
- sfiduciarsi.
P. es: song skunf'dët: non ho voglia, sono sfiduciato.
E. < lat. confidere aver fiducia con s privativa, ad indicare senso contrario.

Skunf'dët: svogliato; sfiduciato.

Skunğ'gná
- disfare;
- scaricare una bestia togliendo la bardatura, i finimenti.
E. < it. raro scongegnare disfare un congegno.

Skunn'cchyá
- scosciarsi, piegare le ginocchia, venir meno;
- sconnettere, non riuscire a tessere un ragionamento.
E. < it. ginocchio (lat. genuculum) con s privativa. Nel senso di sconnettere < it. conocchia (lat. conucula) arnese per filare. Quindi non riuscire a "tessere" un ragionamento.

Skunn'cchyët: venuto meno; sconnesso.

Skunzá
- disfare;
- disturbare;
- disordinare.
E. < it. acconciare nel significato arcaico di quietare, mettere in ordine + s privativa, ad indicare l'azione contraria.

Skunzët: disfatto; disturbato; disordinato.

Skupètt
- spazzola.
E. dirn. dell'il scopa, lett. "scopetta".

Skup'ttá: spazzolare.

Skupl (u/i)
- pennello dell'imbianchino;
- scovolo/spazzola per il water.
E. < lat. scopula > it. scovolo.

Skuppët (s/p) (a. karùs, m'lòn, p'kùzz, skazzam'lòn, skazzètt, tatam'lòn)
- calvo.
E. < sp. sin copete senza ciuffo, senza cima, ovvero < kùpp cranio skuppët "scraniato", con s intensiva.

Skuppt'šá (pr. skupptsciá)
- crepitare del fuoco.
E. < it. schioppettare, lett. "schioppetteggiare" (ğ > š).

Skuššnët (s/p) (a. aččupp'nët; sdët, stràcq', strutt)
- molto affaticato, stanco morto.
P. es: m' sent skuššnët: mi sento molto stanco (con le cosce molli).
E. verbo costruito sull'it. coscia (lat. coxa). La s ha valore raff.

Skutèdd (s/p)
- scodella;
- piatto di legno.
E. adatt. it. scodella (ll < dd). lat. scutella da scutra piatto.

Skut'lá
- scuotere ripetutamente.
E < lat. excutere e iterativo excutulare scuotere più volte.

Skut'lët: scosso ripetutamente.

Skuzz'ká
- sbeccare (riferito a oggetti di creta o terracotta).
E. verbo derivato da kòzz'k + s privativa.

Skuzz'kët: sbeccato (riferito a oggetti di creta o terracotta).

Skuzz'llá
- togliere il mallo, la scorza della mandorla e della noce.
E. verbo costruito sull'it. scorza. lat. scortea cortex connesso con curticulus scorza sottile.

Skuzz'llët: mandorla e noce senza mallo.

Sm'nuzzá
- tagliuzzare.
E. < it. sminuzzare, lat. minutiare da minutia particella, minuzia + s intensiva.

S'm'nzèll
- chiodini usati dai calzolai.
E. < dim. it. semenza; i s'm'nzèll sono simili a piccoli semi. Il calzolaio le "pianta", premendo con le dita sulla suola e poi le batte con il martello.

S'mòv
- muoversi.
P. es: non s' putëv s'mòv: non poteva muoversi.
E. < lat. se movere a cui il dialetto si ricollega originariamente.

Smudacchyá
- ammollare, mettere in ammollo.
E. corruzione dell'it. smollare. sp. mojar ammollare.

Sōr (s/p)
- sorella.
E. < lat. soror.

Sor'm: mia sorella;
Sor't: tua sorella.

Sorğ
- topo.
E. < lat. sorex-icis sorcio, per č > ğ.

Surğ: al plurale.

Sorv (s/p)
- sorba.
E. < lat. sorba pl. di sorbum (frutto), per b > v.

Sōt
- fermo.
P. es: statt sōt: stai fermo (come chi rimane "sotto" nella lotta e sta fermo).
E. < sp. soto sotto.

Sōt-sōt: proprio fermo.

Spač'm'ndá (a. spač'ndá)
- innervosirsi;
- spazientirsi;
- preoccuparsi.
P. es: no m' fa spač'm'ndá: non innervosirmi, non farmi perdere la pazienza; non t' spač'm'ndá: non preoccuparti.
E. verbo costruito sul sost. it. dispiacimento dispiacere, dolore, lett. "(di)sp(i)ac(i)m(e)nta(re)", per t > d.

Spač'm'ndët (a. spač'ndët): innervosito; spazientito; preoccupato.

Spagghyá
- spaiare, disappaiare. E. < corruzione dell'it. spaiare (sp. desemparejar).;
- levare la paglia. E. < it. spagliare contrario di impagliare.

Spann
- stendere la biancheria ad asciugare.
E. < lat. expandere stendere. ted. spannen tendere.

Spannùt: biancheria stesa ad asciugare.

Spapagná
- svegliarsi.
E. contrario di appapagná.

Sparačìn (s/p)
- pianta dell'asparago.
P. es: na màcchy d' sparačìn: una pianta di asparago.
E. adatt. it. dis. sparagino pianta dell'asparago.

Sparagná
- risparmiare.
P. es: sparàgn e kumbarìš: fare bella figura con poca spesa.
E. < it. dis. sparagnare risparmiare.

Sparagnët: risparmiato.

Sparatràpp (u/i)
- cerotto (quello utilizzato per fissare le garze e quello adesivo con garza centrale che copre le piccole ferite).
A Napoli, con il termine “sparatrappo” s‘intende un cerotto adesivo in cotone o in seta utilizzato per fissare accuratamente le bende o le garze. Il vocabolo, che deriva dal francese sparadrap e dal latino medievale sparadrapum, è così tanto conosciuto e diffuso nella sua variante partenopea al punto che molti sostengono di non saper dare una definizione in italiano dell’oggetto in questione.
In molti vocabolari della lingua italiana come ad esempio il Grande dizionario italiano dell’uso, il Garzanti, lo Zingarelli e molti altri, possiamo rintracciarlo alla voce sparadrappo, quindi sostituendo semplicemente la lettera t con la d. Inoltre lo sparadrappo non è solo un semplice cerotto ma, ha anche un’accezione medico – farmaceutica: “tessuto imbevuto di liquido medicamentoso da applicare su piaghe e ferite”. Non solo. Grazie ad alcuni testi di medicina e farmacia, è stato confermato che, in passato esistevano diverse tipologie di sparadrappo utili per curare le ulcere delle gambe e delle braccia.

Spàrr'ğ (u/i)
- asparago.
E. < it. raro sparagio e sparago. sp. esparrago. lat. asparagus. gr. asparago.

Sp'd'č'ná
- asportare il peduncolo.
E. < da pedicino con s privativa.

Sp'd'č'nët: senza peduncolo; povero, senza garbo.

Sp'dël (u/i)
- ospedale;
- ospizio, RSA.

Spër
- dispari.
E. < lat. dispar dispari. Për.

Spiazzìn
- spazzino, netturbino, stradino, operatore ecologico.

Spīd (u/i)
- spiedo.
E. adatt. della corr. voce italiana. ted. spiess spiedo < germ. speut.

Spìng'l (u/i) (pr. spìngh'l); (a. appundapìtt, appundavèst)
- spillo.
E. corruzione del fr. épingle. lat. spinula.

Spirdaiùl (u/i)
- chi fa molti peti/scorregge.
E. pird.

Spirdaiòl (s/p): al femminile.

Spràt'k (s/p)
- inesperto (spratico).
E. < it. pratico + s privativa, lett. "non pratico".

Spr'pìng'l (s/p) (pr. spr'pìngh'l)
- pipistrello. E. termine composto da spirare soffiare + spìng'l spillo. lett. "spiraspilli" dovuto al fatto che quando morde provoca una puntura come di spilli. Ovvero lett. "sopraspilli" perché si attacca ai sostegni puntando le zampette a mò di spilli;
- mingherlino. E. prob. < fr. esprìt d'épingle nel senso di magro come l'anima di uno spillo.

Spruá
- potare.
E. corruzione del germ. sprockan tagliare i rami piccoli.

Sprugët (pr. sprughët): potato.
Spruatòr: potatore.

Sprùč'd
- sprucido: persona arrogante, antipatica, scorbutica, scontrosa, acida. Termine dialettale d'origine medievale.

Sp'tazzá
- spezzettare.
E. metatesi della corr. voce italiana (t con z) sp. despedazar sbranare, fare a pezzi. P'tàzz.

Sp'tazzët: spezzettato.

Spudd'ká
- spiluccare (termine marinaresco riferito alla "spulciatura" del pesce dalla rete).
E. Pudd'ká + s raff.

Spundá
- slacciare, sbottonare.
E. < it. dis. pontare fermare appuntare legare in punta. La s ha valore privativo. Appundá.

Spundët: slacciato, sbottonato.

Spunzá
- ammollare il pane nell'acqua bollente per fare u pën kut, (pancotto).
E. < sp. esponjar < lat. spongia spugna, quindi far imbevere il pane come una spugna.

Spunzët: pane imbevuto nell'acqua bollente per fare u pën kut, (pancotto).

Spurt'llìn (s/p)
- ragazza attenta alla moda e al divertimento, che non segue il canone del comportamento socio-morale tradizionale.

Spurt'sá
- forare, bucare.
E. < it. dis. pertusare (poi pertugiare) con s raff. lat. pertusum facere fare un buco.

Spurt'sët: forato, bucato.

Spuss'dá
- lussare.
P. es: m' song spuss'dët u vrazz: mi sono lussato il braccio.
E. < traslato it. spodestare (con metatesi), nel senso di spostarsi dalla sede propria, come capita all'osso lussato.

Spuss'dët: lussato.

Spuzz'lá
- dare i propri averi "spizzicandoli" a fatica o scroccare quelli degli altri.

Spuzz'llá
- piluccare, spizzicare.
E. metatesi dell'it. spiluzzicare.

Spuzz'llët: piluccato, spizzicato.
Spuzz'llètt: stuzzichino, cose che si pilluccano senza saziarsi.

Spuzz'llòn (s/p)
- tirchio;
- scroccone.
E. < Spuzz'lá. Colui che dà i propri averi "spizzicandoli" a fatica o scrocca quelli degli altri.

Sp'ziël (s/p)
- farmacista, speziale.
E. < it. dis. speziale < lat. specialis: colui che vende le spezie (species).

Sp'zzìdd (u/i)
- malleolo.
E. < dim. ted. spitze punta (le piccole punte del malleolo sporgenti ai lati del piede).

Sp'zz'ká
- scollare. Contrario di app'zz'ká appiccicare + s privativa.
E. < it. spiccicare (cci > zz), verbo costruito sul lat. pix-icis pece.

Sp'zz'kët: scollato.

Squaquagghyá
- squagliarsi, sciogliersi.
E. < it. quagliare + s privativa e prima sillaba reiterata. sp. descuajar sciogliersi. Quaquagghyá.

Squaquagghyët: squagliato, sciolto.

Squašaná (pr. squascianá)
- sconquassare, rompere con rumore.
P. es: ëy kadùt 'ntèrr è s'ëy tutt squašanët: è caduto per terra fracassandosi tutto.
E. < corruzione it. squassare < lat. quassare fracassare intensivo da quassus, p.p. di quatere scuotere.

Squašanët (pr. squascianët): sconquassato, rotto.

Squìčč (u/i)
- schizzo d'acqua.
E. corruzione it. schizzo. ted. quatsch schizzo d'acqua + s intensiva < quatschen sguazzare.

Sravugghyá
- sgomitolare; svolgere.
E. < sp. desarollar svolgere. Arravugghyá.

Sravugghyët: sgomitolato; svolto.

S'rrá
- chiudere.
E. < sp. cerrar chiudere. it. dis. serrare chiudere.

S'rrët: chiuso.

S'rèng (pr. s'rèngh)
- siringa, iniezione.

S'rìng: al plurale.

Stačč (s/p)
- asse di legno maneggevole.
E. < voce laziale ant. staccia. sp. estaca steccone. ted. stock stecca, bastone. Stašèdd.

Stadd (s/p)
- stalla (considerando il fatto che le stalle ormai non esistono più, vale come richiamo storico).

Staff'lòn
- giovanottone, ragazzone.
E. accr. di staffile con significato traslato.

Staff'lùn: al plurale.

Stàgghy
- cottimo.
P. es: fat'ká a stàgghy: lavorare a cottimo.
E < it. dis. staglio computo alla grossa. Sta per "il taglio" o "segno" o "limite" a cui bisogna arrivare con il lavoro prima di skapulá, di smettere ed andare via. lat. medv. extalium pagamento annuo in natura o in denaro, per un podere o una tenuta in affitto.

Stagghyá
- perdere il taglio (di ascia, coltello, ecc.).
P. es: u kurtìdd ëy stagghyët: il coltello ha perso il taglio.
E. < it. tagliare con s privativa.

Stagghyët: non affilato.

Stagghyatòr (s/p)
- scorciatoia.
E. < it. dis. stagliare, andare alla stagliata, tagliare in mezzo la via, per la diagonale.

Stagná
- coagularsi del sangue sulla ferita.
E. < it. ristagnare (con caduta della sillaba ri iniziale) cessare di scorrere, di acqua o sangue.

Stagnët: sangue coagulato.

Stagnaròl (s/p)
- secchia di stagno.
E. < it. stagnaro + suffisso -olo. In it. è usato correntemente il termine laziale bagnarola che esprime il concetto del bagno o mettersi a bagno nel recipiente in parola. In viestano è prevalso, nella coniazione del termine, il concetto dello stagno, metallo con cui è fatto il recipiente.

Stagnër (u/i)
- idraulico.

Stakk (s/p) (a. čučč)
- cavalla giovane.
E. la derivazione pare collegarsi per traslato al germ. stakka asta, stanga, barra del carro, che misura in lunghezza l'animale da tiro. Da qui i diminutivi ed accrescitivi.

Stakkarèdd: puledra;
Stakkarìdd: asinello;
Stakkòn: asino giovane.

Stannàr'y (u/i)
- stendardo.
E. < loc. it. "sta in aria". 'Nnar'yá.

Stašèdd (s/p)
- traversina o striscia di legno;
- scarpe molto grandi.
E. dim. di stačč, lett. "staccelle" (cc > š, ll > dd).

Statìy
- estate.
E. < genitivo lat. aestatis, per eliminazione del dittongo iniziale, accentuazione della i e diluzione della consonante s in un suono vocale come nello sp. estío estate.

S'tèll (s/p)
- setaccio, crivello.
E. incrocio dell'it. setaccio + crivello: lat. saetacium + cribellum dim. di cribo dalla stessa radice cernere, separare. Ovvero corruzione del dim. di setaccio e quindi lett. "s(e)t(acc)ell(o)".

Stenğ
- stinge, perde di colore.
E. < it. stingere perdere la tinta.

Stër
- staio (misura per solidi e liquidi). Riferito all'olio corrisponde a 10 litri.
E. < lat. starius.> it. dis. staro.

Sterp (s/p)
- sterile;
- non incinta.
E. < lat. stirps radice, stirpe, progenie < it. sterpo ramo secco, da cui il concetto di non vitale, incapace di generare la sua propria stirpe.

Stìgghy
- utensili, ferri del mestiere.
E. < it. dis. stiglio < lat. tardo usitilia, strumenti necessari per fare un lavoro.

Stīl (s/p)
- manico (dell'accetta, della zappa, ecc.).
E. < it. dis. astile < lat. hastīle asta, bastone.

Stìnğ
- lentisco (arbusto). In passato dai suoi rami si ricavavano rudimentali scope. I frutti venivano usati per produrre un olio che sostituiva l'olio d'oliva, usato in prevalenza dalla povera gente; veniva usato anche come olio per le lampade. I frutti venivano essiccati, poi pestati e la polvere utilizzata a mo' di borotalco. Molto utilizzata anche la resina per svariate produzioni. Oggi la pianta è impiegata per comporre siepi.

Stīp (u/i)
- armadietto di legno o a muro in cui si conservano le cose minute.
E. < it. stipo.

St'pèt: più piccolo (pensile);
St'pòn: più grande.

Stizz (s/p)
- stilla, goccia.
E. St'zz'ká.

St'nğ'ná
- colpire, percuotere lasciando il segno.
E. si ricollega a "deuncinare" + s raff., quindi lett. "colpire con l'uncino e strappare".

St'nğ'nët: colpito, percosso lasciando il segno.

St'nnacchyá
- stiracchiare.
E. < it. stendere per nd > nn + suffisso spreg.

St'nnacchyët: stiracchiato.

Stòt'k (s/p) (a. babb, karòff'l, m'gnarìl, 'nghyòn, 'nzalanùt, p'ngòn, p'sasèl, tapunër)
- scemo, stupido.
E. < lat med. stoticus = duro, indurito; germ. stokk > ted. stock = bastone.

Stràcq' (s/p) (a. aččupp'nët, sdët, skuššnët, strutt)
- stracco, molto stanco.
E. < it. stracco affaticato, lasso.

Stràcquël (s/p) (s. pantàšk, skudašìn, suàtt)
- striscia di cuoio, cinghia.
E. < it. straccale striscia di cuoio che, legata al basto, fascia i fianchi dell'animale da soma.

(u) Strafùk (a. strafùg)
- ingozzarsi, mangiar svelto col rischio di strozzarsi.
- u strafùk o a strafùg è il cibo o alimento per il necessario sostentamento.
P. es: t'ëy a guadagná u strafùk: devi guadagnarti da vivere.
E. < extra-fagos < gr. fagein mangiare e fagos parte superiore della gola + lat. extra al di fuori.

Strafuká: ingozzarsi, mangiar svelto col rischio di strozzarsi.
Strafukët: ingozzato, strozzato.

Stramazzatòn (d'àcqu')
- scroscio violento di pioggia.

Stramën (a. skandunët)
- fuori mano, luogo non agevole da raggiungere (lontano).
E. < lat. extra moenia fuori le mura, quindi lontano, una volta fuori le mura della città.

Stranğ (s/p)
- sconosciuto;
- straniero.
E. adatt. dell'it. dis. strangio, nel significato di forestiero, straniero e quindi sconosciuto. Sfranğ.

Strangulër (s/p)
- fasce che si apponevano sulle calze a maggior protezione del piede.
E. < gr. strangàle laccio.

Straš'ná
- trascinare.
E. < it. raro strascinare < dis. tracinare o stracinare.

Straš'nët: trascinato; tipo di pasta fatta in casa (specie di orecchiette "trascinate", rese piatte per effetto del trascinamento delle dita).

Straš'nùn (u/i)
- strascico.
P. es: šì straš'nùn: andare o camminare strisciando le scarpe per terra.
E. < Straš'ná.

Stratt (u/i)
- estratto, essenza per la confezione di liquori casalinghi.
E. adatt. dell'it. estratto alcool, etere. ecc. (caduta di vocale iniziale e finale).

Strav'sá
- sfregiare;
- travisare, fraintendere.
E. it. < travisare nel significato materiale di alterare il volto (lat. visus) con percosse, graffi, ecc. + s raff.

Strav'sët: sfregiato; travisato, frainteso.

Stravugghyá
- disincartare, spacchettare;
- dipanare (una matassa).
E. < adatt. dial. dall'it. sgrovigliare.

Stravugghyët (a. sdravugghyët): disincartato, spacchettato.

Strazz
- cencio, straccio;
- strappo.
E. < adatt. it. straccio, per cci > zz. sp. estraza straccio.

Strazzá: strappare.
Strazzët: strappato.

Strìss'm
- agitazione violenta, convulsioni.
P. es: (usato solo al plurale) t'né i strìss'm: hai le convulsioni.
E. < it. trisma (gr. trismos stridore) spasmodica contrazione dei muscoli della mascella inferiore + s raff.

Stròl'k (s/p)
- saputello, tuttologo;
- astrologo.
E. < it. dis. strologo astrologo.

Stròpp'y
- anello di corda che tiene il remo attaccato allo scafo.
E. < it. stroppo < gr. strophos.

Str'ppá (a. aššuppá, š'rpá, šuppá)
- sradicare.
E. adatt. dell'it. estirpare, per caduta di vocale iniziale e parte di desinenza -re.

Str'ppët: sradicato.

Str'ppòn
- pezzo di legno o di radice.
E. str'ppòn è accr. dell'it. sterpo.
"Mazz e str'ppòn" è un gioco di ragazzi che consiste nel lanciare con un bastone (mazz) il più lontano possibile u str'ppòn (legnetto appuntito alle due estremità). Il gioco corr. all'it. lippa.

Str'ppùn: al plurale.

Struklá
- lavare i panni sfregandoli con forza.
E. corruzione sp. estregar stropicciare (lat. exederoteolare rotolar giù).

Struklatùr: tavola di legno scanellata su cui si lavavano i panni.

Struml (u/i)
- strobilo, pigna;
- trottola simile per forma alla pigna.
E. < lat. dotto strobilus o dall'it. dis. strombo o strombolo (o > u, mb > mm) trottola, simile per forma alla pigna. La radice è presente anche nel ted. stramm rollen girare stando ritto e strampeln dimenarsi e ancora nel lat. strambus torto, guercio. L'isola di Stromboli del gruppo delle Eolie in Sicilia è così chiamata perché ha la forma di una trottola capovolta.

Strūš
- consumare.
E. < it. struggere consumarsi, logorarsi (ğ > š).

Strùtt: consumato.

Strušš
- passeggio lungo la via principale del paese (un po' per mettersi i mostra e un po' per poi spettegolare sugli altri passanti). In passato lo "struscio" delle donne avveniva quasi esclusivamente in occasione delle feste, quando indossavano gli abiti più nuovi (che facevano sentire il loro strusciare) e più belli.
E. < lat. extrusus, p.p. di extrudere mandare via, fuori.

Strut'lùt (s/p)
- frastornato.
E. < adatt. it stritolato.

Strutt (s/p) (a. aččupp'nët, sdët, skuššnët, stràcq')
- grasso di maiale. E. < it. strutto;
- compensazione di un debito. E. < it. (di)strutto riferito a debiti che si "distruggono", per compensazione, con pari crediti;
- persona molto stanca/affaticata.
P. es: m' sènt strutt: mi sento molto stanco/affaticato; šì pu strutt: compensare un debito.

Struzz'lá
- togliere le zacchere (rimuovere gli schizzi di fango dalle scarpe o dal fondo dei pantaloni);
- sforzo della madre nel "crescere" e tenere puliti i bambini.
E. il verbo pare costruito sullo sp. troza collare di corda con pallottole infilate, da cui il vocabolo viestano tròzz'l ovvero pallottola di sporco che si accumula sul corpo non lavato. La s ha valore privativo.

Stu
- questo.
E. < lat. iste, ista, istud > it. sto questo (con aferesi).

Sta: questa;
Sti: questi;
Ste: queste.

Stùčč (u/i)
- piccolo contenitore in metallo, dove tenere tabacco e cartine per fare le sigarette.
E. < it. astuccio.

Stūk (u/i)
- pezzo di stoffa.
E. < prob. d'origine onom. stukká. ted. stück pezzo.

Stukká
- rompersi o spezzarsi di corda, fune, filo, laccio;
- stuccare.
E. prob. d'origine onom. per esprimere un colpo o rumore di qualcosa che si rompe (toc!).

Stukkët: rotto o spezzato (corda, fune, filo, laccio); stuccato.

Stukkìn (s/p)
- pezzettino.
P. es: t' dëk tutt a te e a me ke rumën, stukkìn? Do tutto a te e a me che rimane, proprio niente?
E. dim it. tocco pezzo + s raff.

Stumàt'k (s/p)
- antipatico;
- stomachevole.
E. < it. raro stomachico (e stomatico) ciò che giova o conforta lo stomaco. Il significato dialettale di "sgradevole" pare ricollegarsi all'assunzione di pozioni medicinali, in genere sgradevoli e non sempre digeribili.

Stump (a. stumb)
- monco, moncherino.
E. < germ. stump monco. ted. stumpf ottuso, privo di punta. accr. st'mbòn moncone.

St'mbòn: moncone.

Sturt e malùrt
- bell'e meglio, in un certo qual modo.
P. es: l'ëv fatt sturt e malùrt: l'ha fatto alla bell'e meglio.
E. adatt. della loc. letterale "storto e mal(e) (t)orto" riferita a cosa riuscita non nel modo voluto.

Stušá (pr. stusciá)
- asciugare, pulire.
E. metatesi dell'it. asciuttare rendere asciutto. lat. exsugere asciugare. serbo-croato osušiti asciugare.

Stušët (pr. stuscët): asciugato, pulito.

Stutá
- spegnere.
E. < trasl. lat. tutari proteggere. La s privativa indica il senso contrario di proteggere, quindi "estinguere" che riferito al fuoco assume fig. il significato di "spegnere". lat. medievale tutare candelam spegnere la candela.

Stutët: spento.

Stutará
- spannocchiare;
- scartocciare.
E. verbo costruito sul sost. tòt'r pannocchia di granoturco: it. tutolo. La s ha valore privativo, ad indicare l'azione del togliere, del liberare il torsolo o tutolo della pannocchia dalle foglie e dai grani.

Stuzz (s/p)
- pezzo, tozzo di pane.
P. es: damm nu stuzz: dammi un pezzo.
E. < it. tozzo e questi da corruzione di una voce settentrionale toc pezzo + s raff. È comunque da collegare al ted. stück pezzo. Stūk.

St'zz'ká
- gocciolare, piovigginare.
E. < non propriamente dall'it. stillare (che altrimenti sarebbe stata adattato in stidd'ká - cfr. prefazione), ma più prob. da stizzare con significato di attizzare. Quando si attìzz u fuk (si attizza il fuoco) si producono i sfašìdd (faville) che cadono a terra come gocce e quindi per estensione analogica "piovere". Il suffisso -icare ha valore intensivo. Stizz.

St'zz'këy: gocciola, pioviggina;
St'zz'kët: gocciolato, piovigginato.

Suàtt (s/p) (a. pantàšk, skudašìn, stràcquël)
- striscia di cuoio.
E. < it. soatto, sovatto„ sugatto < lat. subactus (corium) da subagere mettere sotto, immergere (il cuoio) per la lavorazione.

Sukarìdd
- sughillo, piccolo sugo (sughetto).
E. < dim. lat. sucus sugo. lett. "sugherello" (Il > dd).

Sulàgn
- luogo esposto al sole.
E. < trasl. lat. solanum pianta del sole per n > gn. Contrario murìtk.

Sul'tët (u/i)
- soldato.

Suppònd (a. S'ppònd)
- supporto, sostegno.
E. < lat. sub pontem riferito al sostegno che regge il ponte.

Suprën (s/p)
- piano rialzato;
- superiore.
E. < lat. supernus, superiore, che sta sopra. Il contrario è suttën, abitazione a piano terra o sottoterra.

Sūs
- sopra.
E. < it. dis. suso. lat. < sursum e sursus in sù, in alto, di sopra.

Sust
- stizza.
E. < trasl. it. susta stecca, specie di molla a spirale. Il senso traslato è da riferirsi allo scatto (come molla) provocato da stizza o rabbia.

Suttën (u/i)
- abitazione al piano terra o seminterrato.
E. < lat. subtanus "che sta sotto". sp. sotano cantina, sotterraneo. Contrario suprën.

Sutt'ká
- perseguitare. E. metatesi basso lat. secutari (lat. segui) seguire, perseguire, perseguitare;
- incitare la cavalcatura. E. < it. dis. sottoccare toccare piano di sotto la cavalcatura, solleticandola;
- provocare (toccando la persona).

Sutt'kët: perseguitato; incitato la cavalcatura; provocato (toccando la persona).

Suzz
- uguale;
- invocazione usata quando si vuole sollevare un peso in più persone, affinché venga prodotto uno sforzo contemporaneo ed uguale da tutti i partecipanti.
E. < lat. socius, it. corrente socio e dis. soccio (ovvero componente della soccida, società per l'allevamento del bestiame, i cui utili vengoro divisi in parti uguali fra chi custodisce il bestiame e chi lo conferisce). Il socio in effetti si considera uguale in diritti e doveri con i suoi pari. La derivazione onde trattasi appare la più convincente ove si consideri la comprovata tendenza linguistica dialettale a trasformare la o in u a fine sillaba e ci, cci in z e zz (crf. prefazione). Ovvero < lat. succisus, p.p. di succidere recidere, troncare. Assuzzá.

Svakandá
- svuotare.
E. verbo formato sull'agg. it. vacante + s raff., lett. "svacandare".

Svakandët: svuotato.

Svardá
- togliere il basto.
E. verbo costruito sul sost. ar. barda'an basto (b > v): vard con s privativa e quindi lett. "sbardare".

Sv'ndr'kët (s/p) (a. pett'langùl)
- disordinato, con la camicia fuori dai pantaloni.
E. < da loc. it. lett. fuori dal ventre.

Svruv'gná
- umiliare;
- diffamare.
E. < corruzione del corr. verbo it. svergognare.

Svruv'gnët: umiliato; diffamato.

Svung'lá
- cavare le fave dal baccello.
E. Vùng'l.

Svung'lët: fave sbaccellate.

ultimo aggiornamento: 04/2022

e-mail: franco.frascolla(at)gmail.com

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